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Lettere A Colori: Descrizioni di dipinti nella corrispondenza di Dante Gabriel Rossetti

Federica Mazzara, University College London

Premessa

"My brother was a rapid letter-writer, and on occasion a very prompt one, but not negligent or haphazard. He always wrote to the point, without amplification, or any effort after the major or minor graces of diction or rhetoric. […] As a correspondent he was straight-forward, pleasant, and noticeably free from any calculated self-display. “Disinvolto” would be the Italian word."

W.M. Rossetti@
L’idea di tradurre e raccogliere le descrizioni di dipinti – vere e proprie ekphraseis – che Dante Gabriel Rossetti (1828-1882) fece confluire nelle lettere inviate a parenti e amici, nasce dalla consapevolezza che la corrispondenza epistolare rappresentò per Rossetti il mezzo attraverso cui egli riuscì ad esprimere e a rendere note le considerazioni più autentiche sulla propria estetica dell’arte, sulla genesi del suo processo compositivo e sulle sue fantasie più intime e riservate, permettendo di ricostruire alcuni fondamentali passaggi di un artista che fece dell’arte espressione di un’interiorità complessa.
Vissuto in piena epoca vittoriana, Rossetti s’impose all’attenzione del pubblico inglese, e non solo, per avere fondato a Londra nel 1848, assieme ai due giovani artisti Holman Hunt e John Everett Millais, un movimento artistico che chiamarono con provocazione, The Preraphaelite Brotherhood. Come lo stesso nome lascia implicitamente intendere, lo scopo estetico di questi artisti era quello di promuovere un’arte che riprendesse lo stile semplice e austero tipico dell’espressione pittorica “prima” di Raffaello, cioè dell’arte medievale, la stessa che nel secolo precedente aveva già infiammato i cuori del gruppo artistico tedesco dei Nazareni.
L’obiettivo polemico dei giovani Preraffaelliti era soprattutto l’affettata arte accademica promossa da Sir Joshua Reynolds, primo presidente della Royal Academy of Arts e autore dei Discourses on Art (1769-1790), opera intesa a promuovere il raggiungimento del bello artistico attraverso l’esercizio di grandi abilità tecniche. Nella produzione dei Preraffaelliti, di contro, l’ammirazione per l’arte medievale si tradusse in un’attenzione ossessiva al dettaglio e nella riproduzione quanto più fedele della natura, cui si accompagnò uno stile semplice e una predilezione per temi sociali e religiosi.
Fu proprio questo connubio estetico ad attirare l’attenzione del più influente critico d’arte del tempo John Ruskin, che non tardò a schierarsi dalla parte dei Preraffaelliti investendo su di loro la speranza della rinascita dell’arte. Attraverso una serie di lettere pubblicate sul Times, Ruskin ritenne di dover prendere le difese e farsi mentore di questo gruppo di giovani artisti:
Essi desiderano ritornare all'origine solamente riguardo a un singolo aspetto, vale  a dire nella volontà di disegnare, per quanto dipende da loro,  ciò  che vedono, ovvero quelli che  ritengono essere stati i dati reali della scena che desiderano rappresentare, senza riguardo per  le regole convenzionali del fare pittorico. @
L’amicizia tra i Preraffaelliti e Ruskin, che di lì a poco si sarebbe venuta a creare, permise al movimento di affermarsi nel panorama artistico del tempo, anche se le aspettative dello storico dell’arte furono presto deluse, poiché una seconda fase del movimento, ancora una volta promossa da Rossetti – il cui realismo artistico, non era mai stato, in verità, rispettoso dei criteri ruskiani – cominciò ad imporsi già a partire dagli anni ‘50. In questa seconda fase, che possiamo definire “estetica” e che vide protagonisti anche William Morris, Edward Burne-Jones e Charles Algernon Swinburne, trovò espressione la vera tendenza artistica di Rossetti, caratterizzata da forti tratti sensuali misti ad un ascetismo estetico.
Un comune denominatore di tutta l’arte preraffaellita, della prima e della seconda fase, fu senza dubbio la matrice letteraria che la caratterizzò fortemente. La pittura, in altre parole, non era mai pensata come arte a sé, ma in aperto dialogo con quella poetica, di cui rappresentava una sorta di “traduzione visuale”@. Dante Gabriel Rossetti, nella fattispecie, fu l’unico tra i Preraffaelliti a praticare in modo costante entrambe le arti, godendo meritatamente del titolo di Doppelbegabung, come il suo più grande maestro, William Blake.