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Lettere A Colori: Descrizioni di dipinti nella corrispondenza di Dante Gabriel Rossetti
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Questa specificità dei mezzi ha rappresentato l’ostacolo teoretico, ma anche lo stimolo più grande per i teorici dell’ekphrasis, i quali hanno finito per identificare questo genere col problema della liminalità spazio-tempo, descrizione-narrazione, e per dirla con Krieger, segno naturale-segno arbitrario. L’ekphrasis rappresenta, in realtà, il punto d’incontro di questi aspetti dicotomici, o meglio la possibilità per le due arti di superare i limiti imposti dal proprio mezzo, nella fattispecie, alla scrittura di aspirare alla riproduzione di corpi, e alla pittura di godere della enargeia della parola.
Nella produzione di Rossetti l’espediente ecfrastico rappresenta una sorta di basso continuo: l’occhio poetico non si lascia sfuggire l’occasione di raccontare, animare e analizzare, a volte con lo scrupolo di uno storico dell’arte, le sue immagini, e quelle di altri artisti.
La corrispondenza ecfrastica rappresenta uno dei mezzi più utilizzati da Rossetti per esporre le sue ekphraseis; quelle presentate in questo volume ci permettono di assaporare pienamente l’abilità descrittiva dell’artista preraffaellita. Si tratta di dipinti verbali in cui l’“occhio della mente” è chiamato a costruire l’immagine evocata dalle parole, per le quali spesso descrivere, direbbe Barthes, «consiste precisamente nell’aggiungere al messaggio denotato un collegamento o un messaggio secondo, tratto da un codice che è la lingua […]; descrivere è cambiare struttura, è significare qualcosa di diverso da ciò che viene mostrato»@Barthes, R., L'obvie et l'obtus. Essais critiques III, Paris, Seuil, 1982; trad. it. L'ovvio e l'ottuso, Saggi critici III, Torino, Einaudi, 2001, p. 8..
Una precisazione va subito fatta sull’uso del mezzo epistolare. Gérard Genette, cui si deve lo studio più importante delle forme paratestuali, nel suo studio dedicato ai “dintorni del testo”, dedica una certa attenzione anche all’importanza della forma epistolare, in quanto “epitesto privato”, ovvero elemento paratestuale in cui l’autore si rivolge ad un destinatario, un confidente privato e intimo che finisce per influenzare la stessa forma e contenuto della missiva.
Genette parla dell’importanza che una lettera riveste nell’interpretazione di un’opera dell’autore:
Genette parla dell’importanza che una lettera riveste nell’interpretazione di un’opera dell’autore:
Nella misura […] in cui una lettera di uno scrittore concerne la sua opera, possiamo dire che essa esercita una funzione paratestuale sul suo destinatario primo, e in modo più distaccato, un semplice effetto paratestuale sul pubblico ultimo: l’autore ha un’idea precisa (particolare) di ciò che vuole dire sulla sua opera a un determinato corrispondente particolare, un messaggio che può al limite avere un valore o un significato solo per quest’ultimo; egli ha un’idea molto più vaga, e talvolta più noncurante, circa la pertinenza di questo messaggio per un pubblico futuro.@Genette, G. Seuils, Paris, Ed. du Seuil, 1987; trad. it. Soglie. I dintorni del testo, Torino, Einaudi, 1989, p. 367.