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Lettere A Colori: Descrizioni di dipinti nella corrispondenza di Dante Gabriel Rossetti

Federica Mazzara, University College London

La corrispondenza di un autore rappresenta per Genette come una specie di testimonianza sulla storia di ciascuna delle sue opere: « sulla sua genesi, sulla sua pubblicazione, sull’accoglienza del pubblico e della critica, e sull’opinione dell’autore in proposito, in tutte le tappe di questa storia.@ »

Niente di più vero nel caso di Rossetti, per il quale la comunicazione epistolare rappresentava una forma di appendice alla sua arte. La corrispondenza che quotidianamente Rossetti teneva con amici, amanti, parenti, artisti, committenti e collaboratori è dimostrata ampiamente dall’interesse che lo studioso William E. Fredeman, vi riservò, dedicando alla raccolta di queste lettere più di 15 anni e pianificando una pubblicazione in nove volumi, di cui finora hanno visto la luce soltanto i primi sette, iniziati a pubblicare solo dopo la sua morte avvenuta nel 1999 @.
Nell’introduzione ai primi due volumi, Fredeman tiene a precisare che, nel caso di Rossetti, le lettere sono un diretto sostituto di un diario personale, attraverso cui è possibile tracciare l’evoluzione degli eventi – dai più banali ai più importanti – che hanno caratterizzato la sua esperienza di uomo e di artista: le contrattazioni relative alla commissione e alla vendita delle sue opere pittoriche, le frustrazioni artistiche relative alla sua doppia versatilità, la revisione delle sue opere poetiche e di traduzione, le descrizioni dei suoi dipinti, l’allusione agli eventi tragici della sua vita, quali la morte della moglie o il tentato suicidio.

Fredeman definisce le lettere di Rossetti come:
[…] la cronaca dell’intera rete umana dalla quale dipendeva e con la quale condivideva la sua identità domestica, professionale e intima. Un testamento della sua personalità, della sua intelligenza, del suo talento e della sua erudizione. Le lettere registrano anche i suoi pregiudizi e le sue capacità critiche, i suoi giudizi fondati e infondati sulla letteratura e sull’arte, e sulla produzione dei suoi amici poeti e artisti. Inoltre, esse tracciano una storia, e un esteso commento, sulle sue attività artistiche e poetiche. […] ma soprattutto le lettere sono documenti di vita.@
Se da un lato, i sonetti per dipinti rappresentarono per Rossetti delle occasioni capaci a loro modo di generare un rituale ecfrastico @, caratterizzato il più delle volte da un processo di ri-codificazione dell’immagine, in cui è centrale la questione della riproduzione e ri-rappresentazione con un effetto quasi di mise en abyme che pone a confronto le abilità dei due mezzi espressivi @; dall’altro, le descrizioni contenute nelle sue lettere si presentano come veri e propri apparati critici volti ad interpretare, comprendere e decodificare le immagini.
Si tratta in tutti i casi qui riportati di ekphraseis mimetiche, poiché hanno per oggetto un’immagine reale @. Se accettiamo poi il suggerimento di Fredeman, secondo il quale Rossetti non scriveva le lettere per la posterità, le ekphraseis contenute in esse acquistano maggiore fascino, ovvero quello dell’intimità, della comunicazione privata, che rende ogni descrizione unica.